
Le tecniche di comunicazione non possono se non essere efficaci.
Ma ancor prima di questo, è importante ricordare che:” non si può non comunicare”. Questo è il contenuto del primo assioma della comunicazione, secondo Watzlawick.
Ci avete mai pensato? In effetti paradossalmente, quand’anche qualcuno non avesse il desiderio di comunicare, ci invia comunque un messaggio: il suo desiderio di non farlo.
metodi
Ciascuno di noi ha a che fare con la comunicazione nel suo quotidiano, ma per chi svolge un lavoro fatto di relazioni, il dialogo non è soltanto un aspetto innato, è anche un vero e proprio strumento.
Prima di entrare nel merito delle tecniche di comunicazione, riteniamo opportuno concederci una piccola ma importante digressione nella “Pragmatica della Comunicazione”, vero e proprio modello di riferimento per capire le dinamiche comunicative, ma non solo…
Partendo dall’etimologia stessa del termine “comunicare”, che rimanda alla possibilità di mettere in comune informazioni e pensieri, è evidente che l’ambito è quello delle relazioni interpersonali.
Altrettanto evidente è che non si comunichi solo a livello verbale (quarto assioma), ma anche attraverso il corpo ovvero in modo analogico:
- con la prossemica: la postura, la posizione ed i movimenti
- con la mimica: l’espressione del volto, gli sguardi
- con il paraverbale: il tono di voce, le intercalari, il ritmo, le pause…
L’aspetto pragmatico della comunicazione ha a che fare con l’effetto che essa determina, in maniera circolare, sia sul destinatario che sull’emittente.
Sintetizzando il contenuto degli altri tre assiomi, possiamo affermare che:
- attraverso la comunicazione non solo si trasmette un’informazione o contenuto, ma anche il tipo di relazione che si vuole instaurare con l’altro.
- tale relazione può assumere sfumature diverse, a seconda della punteggiatura o “punti di vista” che si adottano.
- gli scambi possono essere simmetrici (se basati sulla uguaglianza) o complementari (se basati sulla differenza).
Le tecniche di comunicazione, quindi, saranno tanto più efficaci, quanto più partiranno dal riconoscere ed applicare ciascuno di questi aspetti.
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Tecniche di comunicazione efficaci
Possedere delle tecniche di comunicazione efficaci non è soltanto utile in un contesto lavorativo, ma anche nel nostro normale ménage quotidiano.
Del resto, quante volte ci è capitata la gestione di un conflitto (leggi anche l’articolo gestione del conflitto) a causa di una comunicazione deficitaria e non chiara.
Che cosa si intende però per comunicazione efficace?
Per comunicazione efficace si intende uno scambio verbale tra due o più persone capace di non interrompersi se non quando ha raggiunto lo scopo o l’obiettivo per il quale ha avuto inizio.
Con ogni probabilità una comunicazione efficace si basa anche e soprattutto sulla capacità di essere assertivi (approfondiremo questo argomento in un altro articolo), ma accanto a ciò troviamo altre importanti peculiarità come l’ascolto attivo.
Per Ascolto attivo ci si riferisce alla capacità di ascoltare attentamente un interlocutore, prestando attenzione non soltanto a ciò che ci viene trasmesso con le parole, ma anche osservando attentamente quanto ci comunica attraverso il linguaggio del corpo, con la mimica e con tutto ciò che arriva non dal canale “digitale” ma da quello “analogico”.
Ascoltare attivamente qualcuno significa mostrare empatia per quanto ha deciso di condividere con noi, essere disposti ad offrire la nostra attenzione per risolvere eventuali problemi ed ancora, porre delle domande per essere certi di non avere distorto il contenuto del messaggio.
La frase:” Tu non mi ascolti!” con ogni probabilità denuncia proprio l’assenza di tutti questi aspetti appena descritti.
A mettere l’accento su questa particolare capacità di ascolto fu Rogers, che lo definì anche ascolto empatico ossia: “la capacità di ascoltare senza recepire passivamente le parole che l’interlocutore pronuncia”.
Ascoltare attivamente qualcuno significa ancora:
- porre le giuste domande per riuscire ad avere tutte le informazioni necessarie
- riformulare in modo più semplice quanto ci è stato comunicato, così da offrire all’interlocutore l’immagine che ci stiamo facendo non solo di lui, ma in generale della situazione che viene narrata
- riepilogare gli aspetti più salienti, così da offrire anche all’altro una dimensione di sintesi di quanto abbiamo appreso
- stare in silenzio attivo ovvero non intervenire immediatamente dopo che l’altro ha finito il suo racconto, ma lasciare uno spazio-pausa che serve per una comune riflessione.
Tecnica della comunicazione
La tecnica della comunicazione deve essere efficace, proprio come sostenuto da Thomas Gordon, uno psicologo statunitense che nel suo pensiero teorico fu influenzato sia dalla teoria dell’autodeterminazione di Rogers, sia dalla teoria dei bisogni di Maslow.
Egli applicò i suoi principi per una buona comunicazione in vari contesti: da quello scolastico, a quello della terapia familiare, dalla formazione dei dirigenti a quello aziendale.
Se può essere più o meno semplice comunicare con un solo interlocutore o farlo con persone che appartengono alla cerchia delle nostre conoscenze o dei nostri affetti, potrebbero essere meno semplice farlo di fronte ad una platea.
Un meraviglioso film “Il discorso del re” del 2010 racchiude il senso di ciò a cui ci riferiamo; certamente, in quel caso c’era un evidente problema di balbuzie, ma proprio questa è la massima espressione di una emotività difficile da controllare e gestire, soprattutto in pubblico.
Public Speaking è uno dei servizi che openhs propone per migliorare e potenziare le competenze dialettiche di fronte ad un auditorium, così da rendere la comunicazione efficace.
Tecniche di comunicazione di gruppo
Le tecniche di comunicazione di gruppo devono in primis tenere conto di un fondamentale elemento: il gruppo.
Può sembrare pleonastico mettere l’interpunzione su questo concetto, ma in realtà spesso proprio questo è un dettaglio che sfugge o al quale si dà un’importanza relativa.
Siamo onesti…parlare ad una platea da una parte può creare soggezione ed imbarazzo, ma se al contrario si è quel tanto che basta narcisi, quale occasione migliore per sfoggiare tutta la nostra “ars oratoria” di ciceroniana memoria.
Peccato però che se l’occasione di parlare ad un gruppo diventa troppo autoreferenziale (insomma…gongoliamo troppo di noi stessi!), il rischio è di non accorgersi che il gruppo non ci ascolta.
Il linguaggio a onore del vero dovrebbe sempre avere a mente questo particolare: non può prescindere dal considerare le peculiarità del destinatario.
È a quest’ultimo che è rivolto ed è a quest’ultimo che deve adattarsi, esattamente come non può prescindere dal considerare un altro aspetto: il contesto.
Proviamo quindi ad immaginare che il contesto sia quello di un gruppo di lavoro.
Lavorare in team indubbiamente richiede delle tecniche di comunicazione efficace non soltanto perché queste permettono il raggiungimento degli obiettivi per cui quel gruppo di lavoro si è formato, ma anche perché ne migliora le dinamiche relazionali.
Se volessimo dividere un gruppo di lavoro in due sottosistemi potremmo idealmente distinguere quello formato dal manager e quello formato dal resto del gruppo.
Un match perfetto tra i due sottosistemi è quello che:
- condivide gli obiettivi: la comunicazione degli obiettivi affinché siano chiari e comuni è fondamentale per non creare disorganizzazione.
- utilizza un tono di voce adeguato: anche se si è arrabbiati o frustrati, è molto importante saper modulare il nostro modo di rivolgersi agli altri colleghi, senza lasciarsi traportare dalla foga del momento.
- presta attenzione alle parole: il linguaggio di ciascuno porta un po’ i segni della propria personalità e del proprio background. Ciononostante, la comunicazione in un team di lavoro, deve tenere conto di chi si ha di fronte, delle eventuali differenze culturali, del messaggio che si vuole comunicare e del ruolo ricoperto
- utilizza il feedback: il dialogo, lo abbiamo detto è una forma di relazione; pertanto, non può essere unidirezionale; tutti i membri del team devono sentire di aver voce in capitolo, pertanto oltre a ricevere le informazioni, devono poter esprimere il loro punto di vista e la loro opinione allena la comunicazione: esercitarsi a “parlare bene” non può che far bene.
Corso tecniche di comunicazione efficace
Un corso tecniche di comunicazione efficace è una vera e propria palestra per allenarsi al buon dialogo.
Attraverso il role playing, per esempio sarà possibile simulare e riprodurre quelle condizioni in cui abbiamo fatto o pensiamo di far fatica a comunicare in modo efficace.
Farlo in un contesto protetto e formativo ci permetterà di sperimentare nuove strategie, perché diversamente da una famosa citazione di Stefano Benni, non riteniamo che: “la comunicazione perfetta esiste ed è un litigio”.
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